Don Ciccillo vs Allah Stampa

di Rocco Lattarulo

Auè! Vi do la notizia della settimana. Avevamo sentito che a Roma è stato nominato Garante dei Detenuti un agente penitenziario. Un agente con grande esperienza (anche se ormai si è già ritirato). Quindi qua, nel nostro carcere innovativo-sperimenitale ‘sta settimana abbiamo istituito il Garante degli Agenti Penitenziari. E abbiamo nominato un detenuto. Ovviamente, di provata esperienza. All’unanimità: Don Vito, pluriergastolano di chiara fama.

 

Così ogni guardia che ha problemi può rivolgersi a lui. Diciamo meglio: può continuare a rivolgersi a lui. Vabbè, ma cambiamo argomento.

Oggi vi voglio parlare di una parola che qua per alcuni è un problema: fede. No, non quello di retequattro (quello è un altro tipo di problema). Il fatto è che anche qua, nel carcere innovativo-sperimentale, o vuoi bene a Gesù o ti devi adeguare. Prendiamo Finepenemai, cioè Pino, il marocchino che sta con noi. Quello è mussulmano. Ma qua c’è la cappella (cioè ‘na cellona con ‘na croce) solo per i cattolici. La domenica c’è la messa, e il prete, Don Ciccillo, ci vuole tutti là. Tutti. Lui dice: qua non si deve pensare solo al corpo, ma anche allo spirito. Solo che, secondo me, il prete ha fuso il tutto: e ragiona con lo spirito di corpo. Perché Pino e gli altri musulmani - che qua so’ tanti: calcola che un terzo dei villeggianti è straniero: e la maggior parte tifa Allah - gliel’hanno detto che loro non c’entrano niente. Ma il prete dice: “E voi venite lo stesso, e fate presenza: poi là, con la testa pensate a quello che volete…”. Ma ti pare mo’? Uno deve fare finta di passare alla concorrenza? Ma che ‘sto prete è pagato a cottimo? In cella la suora, Suor Oronza, mentre si prendeva le “offerte” che le diamo per giocarci il lotto, c’ha detto che quello, il collega suo, s’è fissato che li deve convertire a tutti, “li lavora ai fianchi, tanto quelli i laboratori li vogliono fare…”, dice lei. Pare che agli uffici lavori un nipote del prete. Mah, forse è un caso, ma quei mussulmani che vanno a timbrare in chiesa, ai laboratori so’ stati presi; quegli altri no. L’avevano trovata ‘na celletta per loro da adibire a luogo di culto. Avevano pure levato armadietti e letti a castello. Due giorni è durato. Poi so’ rientrati armadietti e letti a castello. La sera la madama aveva fatto ‘na retata, e il villaggio aveva trenta nuovi ospiti. Chi è mussulmano, dunque, deve fare? S’arrangia. Si sono inventati il prêg-à-porter: in cortile, in cella… Pino, agli orari suoi, in cella prende la mappina - lo strofinaccio - e lo butta a terra, poi lo gira verso la Mecca (in pratica quasi di fronte al cesso) e s’inginocchia. Poi comincia a mormorare cose nella lingua sua. Mo’ fra noi siamo tutti amici, e se possiamo cerchiamo di lasciarlo solo; e quando rientriamo Gino poi lo sfotte - ma fisso, proprio - , e dice “Me’, l’hai ripassata la formazione del Marocco?”. Solo che a volte la cella è chiusa. Lo spazio è quello che è, e qua ci si può innervosire… Come l’altro giorno, che per poco non finiva a mazzate… Persino Chicca la magnotta: lo spavento che si è presa, la cucciola… Finepene pregava; Gino - che già è sempre incazzato di suo - cucinava, e doveva prendere la padella rovente. Aggiungi che Gino, non a caso detto Biancaneve, giustamente aveva da poco svuotato ‘na stagnola con la cinque euro arrotolata, aggiungi pure che l’Inter aveva appena fatto ‘na figura di merda in coppa, ‘nzomma: stava alla mersa, come diciamo noi. Per ‘sto fatto che la mappina era occupata ha cominciato a incazzarsi con Finepenemai. Che per fortuna non capisce tanto, e c’ha pure gli occhi buoni…: e ‘nzomma, quello s’incazzava e lui gli sorrideva dolce. E più quello s’incazzava. Lo abbiamo dovuto fermare in due a Gino, che dalla mappina era passato a gridargli addosso cose tipo “…che già ‘sti cazzi di stranieri vengono da noi e ci frecano il lavoro, ci frecano: e spacciano, e rubano... quelli com’a te portano la delinquenza! ‘Terrorìst! Bin-Loden!”, e non ti dico…. a trattenerlo… Me’, fammene andare mo’. Che forse ho risolto un problema. C’è uno di Foggia… mi ha detto in cortile che aveva cominciato un laboratorio all’ultimo grido – di origami in bottiglia monouso: utilissimo – ma mo’ si è rotto, e non sa come uscirsene. Mo’ gli vado a dare un suggerimento: appena incontra Don Ciccillo, gli dicesse: “Don Cicci’, io in cappella non ci vengo più: so’ diventato mussulmano”. Be’, alla prossima, … Cià cià, cià.

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