Mario Panzeri Stampa

Il 26 giugno del 1939, all’età di 63 anni, il gerarca fascista Costanzo Ciano, ex Presidente della Camera dei Deputati e allora Presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, morì. Quello stesso anno uscì una canzone. Una canzone che non piacque al partito fascista. Una canzone che forse osava farsi beffa di loro. Una canzone che forse osava deridere la morte di quel valoroso Presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni venuto a mancare poco prima e nel cui lutto ancora il partito austeramente viveva. Una canzone truce. Una canzone minacciosa. Una canzone cattiva. Una canzone di cui aver paura. Si chiamava Maramao perché sei morto? Il brano fu sottoposto a censura e il suo autore, Mario Panzeri, fu convocato dall’apposito ufficio del regime. La stessa cosa si ripeté con la canzone Pippo non lo sa, accusata di prendere in giro i gerarchi fascisti che si pavoneggiavano nelle loro uniformi sfavillanti, e in particolare Achille Starace, segretario del partito fascista proprio fino al ’39 e con varie altre cariche tra cui quella di presidente del Coni. Meno male che eravamo già in piena Repubblica quando uscì Papaveri e papere, tradotto in quaranta lingue in giro per il mondo, un brano che contrappone con ironia chi ha il potere e chi lo subisce. Forse un riferimento meno generico era ad Amintore Fanfani, piccolo nell’altezza ma grande nella quantità di potere. E quell’anno la Democrazia Cristiana, sotto la scritta “dàgli ‘na tagliatina”, rappresentava sui propri manifesti elettorali alcuni papaveri, simboleggianti il Partito Comunita Italiano, recisi da un colpo di forbice.

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