Django Reinhardt Stampa

Parigi, durante gli anni dell’occupazione nazista, veniva considerata come una sorta di centro ricreativo, luogo di riposo e di svago dai soldati che volevano donne, alcol e tanta musica. Il jazz era una musica assai popolare. Ma, orrore!, era la musica della peggiore contaminazione razziale. I nazisti ritenevano che mettesse insieme il peggio dei neri e degli ebrei. Era una musica vietata. Si rischiava di essere spediti in un campo di concentramento se solo si veniva sorpresi ad ascoltare una registrazione jazz. Ma il jazz svagava i soldati in cerca di divertimento. Si decise così che si poteva suonare, ma solo rispettando delle rigide regole naziste. Imposizioni che Django Reinhardt doveva seguire quotidianamente. Era tra i più noti musicisti jazz di Parigi. Ma quando i nazisti gli chiesero di effettuare una tournée in Germania, decise di scappare. Più volte tentò di attraversare il confine con la neutrale Svizzera. Il 24 novembre del 1943 venne arrestato da guardie svizzere e rispedito indietro. Il Paese dà rifugio agli ebrei e ai prigionieri politici, gli dissero. Non agli zingari. Con noi a Jailhouse Rock è stato Elton Kalica, autore del libro “La pena di morte viva” (Meltemi Editore).

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