Tego Calderón Stampa

“Ricordo quando mia madre mi venne a visitare in prigione a Porto Rico e io le dissi: mamma, sto bene, lasciami qua. Lei si preoccupò tanto, pensò che stessi diventando pazzo, che mi avrebbe perso per sempre. Io non volevo essere rilasciato. Stavo finalmente imparando, quella lì è stata come una scuola che mi ha consentito di essere quello che sono oggi”. Nella storia di Tego Calderón, il tempo della prigione è stato usato per pensare, per meditare sul passato, sul presente, sul futuro. Per ragionare sulle ingiustizie sociali che conducono al crimine e alla recidiva, sulla necessità di aiutare chi esce da una dolorosa esperienza di reclusione. Lui non ha rimosso la propria biografia criminale. Non l’ha giustificata per tornare a delinquere. Ha saputo invece emanciparsi dall’idea che fosse l’unica soluzione possibile. Ha scontato un paio d’anni di detenzione verso la metà degli anni novanta del secolo scorso. Al tempo, di rientro da Miami nella sua Porto Rico, era impegnato in vari traffici illegali, dalla droga alle armi. È a Porto Rico che nasce il reggaeton, una fusione di influenze che vanno dal reggae all’hip-hop a ritmi cubani e portoricani. Con noi in questa puntata di Jailhouse Rock il presidente del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, Francesco Maisto.

 

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