Frank Zappa Stampa

“C’erano quarantacinque uomini nella cella”, racconterà Frank Zappa. “Il gabinetto e la doccia non erano mai stati puliti. La temperatura era di centodieci gradi, così non riuscivi a dormire né di notte né di giorno. C’erano scarafaggi nei fiocchi d’avena, guardie sadiche e tutto il meglio”. A volte finire in galera produce lo stesso effetto che studiare in un collegio di suore: si diventa trasgressivi. L’assurda esperienza di prigionia vissuta alla metà degli anni sessanta generò in Zappa un forte sentimento antiautoritario, decisivo nel prosieguo della carriera che lo incoronerà come una delle star più trasgressive della storia del rock. Allora ventiquattrenne, scontò nel reparto C della prigione californiana della Contea di San Bernardino solo dieci giorni di reclusione. Ma così ingiusti e stupidi, incastrato da un agente in borghese per una sciocca registrazione fintamente hard, da provocargli rabbia e risentimento.

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