Joe Henry - Reverie |
di Giorgio Novembrino Ci si innammora pian piano di questo disco dal ritmo lento, con rintocchi di strumenti appena sussurrati, leggeri ed incisivi,....una musica sublime e raffinata che scava nel profondo della nostra anima, interpretata da uno dei maggiori e migliori interpreti contemporanei della musica d'autore: Joe Henry, cantautore e produttore discografico americano . Una carriera artistica segnata da continui successi sia come cantautore al suo dodicesimo album, che come produttore di grandi artisti (Solomon Burke, Ani DiFranco, Elvis Costello con Allen Toussaint, Mary Gauthier e prossimamente il cantante country Rodney Crowell).
Inciso su etichetta Americana Anti ( che già vanta i nomi di Tom Waits, Solomon Burke, Daniel Lanois, Tricky e Nick Cave) è un disco rigorosamente acustico, intriso di atmosfere Blues e Jazz. E' stato registrato nella sua cantina insieme al bassista Dennis Piltch, al batterista Jay Bellerose e al pianista Keefus Cianica, con ospiti come il chitarrista Marc Ribot (collabortore di Tom Waits, Elvis Costello), il cantante Jean McClain, l’organista Patrick Warren e una nuova scoperta di Henry in qualità di produttore, la cantante Lisa Hannigan. Joe Henry ha creato l’atmosfera giusta lasciando le finestre della stanza aperte per catturare i suoni del traffico, l'abbaiare dei cani e altri rumori ambientali, alla ricerca di un proprio mondo di suoni. Descritto da Henry come un "lavoro grezzo, rumoroso e trasandato" questo disco ne esalta le doti e lo stile musicale, attraversando generi come alternative, country, rock, jazz e folk. L' inizio è folgorante con " Heaven's Escape" "Odetta" e "After The War" , caratterizzate da improvvisazioni e sperimentazioni che lo portano a cercare nuovi suoni, dai ticchettii e rullate di batteria di Jay Bellerose, dalle melodie sognanti del piano di Keefus Cianica; da non perdere è il blues di "Sticks and Stones" e la splendida "Dark Tears" segnati dal contrabbasso di David Piltch. Ancora da segnakare è "Deathbed Versions" con l'ukulele di Marc Ribot, Il folk di " Room at Arles" e il jazz di "Eyes out for you" .Infine vi segnalo "Tomorrow Is October" dove Joe Henry si cimenta in una romantica ballata alla Tom Waits e "Room At Arles" dedicato alla memoria di Vic Chesnutt (scomparso da poco). Anche il resto del CD è imperdibile, con momenti talora sublimi e sempre alla ricerca di nuovi universi sonori segnati da una continua interazione tra basso, batteria e pianoforte. ... provate ad ascoltarlo nel silenzio più assoluto: il risultato sarà sorprendente.
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