All’inizio degli anni ‘50 del Novecento, nelle case di Cleveland, nell’Ohio, capitava spesso la sera di assistere a questa scena: i ragazzi, spinti dai genitori ad andare a letto, salutavano cortesemente con la buonanotte, si chiudevano nella loro camera e spengevano la luce. A basso volume, accendevano la radio che avevano sul comodino. Sugli 850 in Am c’era la Wjw. E lì c’era il Moondog rock and roll house party, condotto dal grande dj Alan Freed, il programma che ascoltavano nell’ombra fino a che non si addormentavano. Leo Mintz, amico di Freed e proprietario di un negozio di dischi della città, gli aveva raccontato che vendeva tantissimi dischi di rythm and blues e che moltissimi ragazzi bianchi andavano da lui a comprare quella musica tipicamente afroamericana. Alan Freed mandava tanta musica rythm and blues. Ma, per superare la separazione razziale e per promuovere quella stessa musica per un pubblico bianco, semplicemente le cambiò nome: la chiamò rock and roll. Chuck Berry è colui che più di tutti viene abbinato al rock and roll. Tra le canzoni che Alan Freed per primo passò per radio c’erano le sue. Chuck Berry ebbe vari problemi con la giustizia. Nel 1959, dopo un concerto in Texas, era andato a fare un giro oltre il confine con il Messico e aveva incontrato una ragazzina apache di quattordici anni che faceva la cameriera. Le aveva proposto di lavorare nel suo locale di Saint Louis. Lei aveva accettato, ma poco dopo era stata arrestata in un albergo per prostituzione. A seguito di questo episodio sono stati chiamati in causa Chuck Berry e il Mann act. Dopo due processi, il padre del rock and roll fu condannato a tre anni di carcere. La sua Johnny B. Goode ancora viaggia nello spazio a bordo di una sonda nella speranza che altre forme di vita possano ascoltarla.
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