COME PASSIAMO IL TEMPO? Dal carcere surreale di Spuntrone di Puglia |
di Rocco Lattarulo Allora, oggi vi volevo parlare di come si passa il tempo qua dentro, nel carcere sperimentale, innovativo e dal volto umano. Direi: strapieno di volti umani. Innanzi tutto, c’è l’ora d’aria. Mooo, bellissimo: tutti stipati in cortile… L’altro giorno: partitazza di pallone. Seicento detenuti, un pallone. ‘Nzomma, trecento e trecento: tutti a correre, a smarcarci… le stampate…. Dicono che qualcuno è riuscito persino a fare un passaggio. Io giocavo in difesa e stavo sempre attaccato a uno, un attaccante, a marcarlo stretto. Pensa che a metà partita, a un certo punto quello mi ha fatto: “Oh, ma il pallone sta?”. “Boh?” ho fatto io. Comunque, è finita zero a zero. Poi per quelli della cella mia c’è un altro tipo di ora d’aria, che è la migliore in assoluto. E’ il venerdì. La guardia apre la cella, e zitto zitto dice: “E ora: Daria!” Ed entra Daria, tacchi a spillo e minigonna. Quello sì che è un volto umano… Peccato che poi alla fine la dobbiamo sgonfiare e ridargliela. Comunque c’è sempre da fare. Per esempio, in cella la sera abbiamo il torneo di tris-a-sputazza per detenuti pigri. Cioè ci sediamo di fronte alla finestrella, che c’ha due sbarre verticali e due orizzontali, e giochiamo a tris, solo che invece di scrivere, usiamo la sputazza, pure per venire incontro a Marlon Branda… E poi giochiamo al lotto. In cella, dopo pranzo, ci mettiamo comodi nell’openspace: siamo io, Mino, e – vi ricordate? -: Gino (l’intrallazzato che mi ha dato ‘sto cellulare, quello che tira la polverina bianca e lo chiamano Biancaneve), Pino il marocchino (cha alla prima doccia l’hanno subito ribattezzato Fine Pene Mai) e pure Chicca (la magnotta domestica, lo scarafaggio adottato da Marlon Branda): ci sediamo e facciamo lunghi breinstronzing, le riunioni dove ragioniamo sui numeri, i ritardi: e ogni estrazione, giochiamo. Ma proprio alla ricevitoria. Ci aiuta Suor Oronza. Lei passa e prende tutte le puntate. E le gioca per noi. L’altro giorno Gino ha preso un terno da 250 euro: alla suora solo il dieci per cento (che è buono). Calcola che lei poi ti consiglia, segue tutte le ruote. Mo’ si sta specializzando pure nei cavalli, il Totip: i vincenti, i piazzati… tutto sa; però lì la percentuale sale al venti. Infine addestriamo i colombi. Serve. Appena se ne poggia uno alla finestra, lo catturiamo e l’addestriamo a furia di mazzate. Alla fine, al piccione gli attacchiamo alla zampetta i bigliettini, e quello vola e li porta dove li deve portare. ‘Nzomma, diciamo, ‘na specie di picciotto viaggiatore… si dice così, no? Bè, mo’ vi devo lasciare, che deve passare la suora con le ricevute, continuiamo la prossima volta. Ah, però prima chiudere dovrei fare un piccolo favore a Gino. Mi ha chiesto di fare un saluto da parte sua alla trasmissione, e agli ascoltatori. Posso? Dunque, dice Gino: “La-luna-è-calante; per-le-cicale-stasera-è-il-gibillero; ripeto: stasera-gibillero-per-le-cicale”: e ho detto tutto. Me’, cià cià cià cià… |