Joe Cocker PDF Stampa E-mail

Il 14 ottobre 1972 Joe Cocker è in tour in Australia. Viene arrestato alle dieci di mattina nella sua stanza d’albergo insieme a ben sei componenti della band con l’accusa di possesso di marijuana. La sera precedente avevano regolarmente suonato. Poche ore dopo viene rilasciato dietro il pagamento di una cauzione di mille dollari. Ma è invitato ad andarsene immediatamente dall’Australia. È persona non gradita. Lui resta. Deve ancora suonare. Le ore trascorrono. Tutti – polizia, governo, giornali, staff del cantante – fanno melina aspettando le mosse dell’avversario. Il ministro dell’Immigrazione spiega alla stampa che l’ordine di espulsione verrà eseguito con la forza. Il cantante costituisce un cattivo esempio per i giovani australiani. Il tempo passa, senza che tuttavia ciò accada. Crescono le proteste dei fan contro quello che viene indicato come un ingiusto provvedimento di deportazione. L’arresto di Joe Cocker si sta dimostrando controproducente per chi voleva stigmatizzare il suo comportamento immorale. Addirittura, si avvia il dibattito pubblico sulla legalizzazione della marijuana. A pochi giorni dal 26 giugno, Giornata internazionale per le vittime di tortura, è stato con noi Marco Mona, in passato presidente dell’Association pour la Prévention de la Torture (Apt), che ha lavorato alle più grandi conquiste internazionali in questo ambito.

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