Il pacchetto Family |
di Rocco Lattarulo Auè! Oggi nell’ora d’aria mi so’ messo a parlare con uno, Lello. Lui qua, nel carcere sperimentale e innovativo che è sputato a un villaggio turistico, non c’è venuto da solo. No no. È riuscito a prendere il Pacchetto Family: c’è venuto con moglie e figlio. Mo’ devi capire che queste sono offerte rare: per aderire ci vogliono i requisiti, e loro per fortuna ce l’avevano: ‘na storia di spaccio in casa. So’ quasi due anni che stanno qua. Lei ovviamente sta nella sezione femminile e vive col bambino. Quando sono entrati il pupo c’aveva un anno, mo’ ne ha quasi tre. Pensa che il pacchetto Family è cosi raro, che pare in tutta Italia, abbiamo letto, ci sono giusto una sessantina di mamme che sono riuscite a ottenerlo. Mamme co’ ‘sti bimbi che crescono in cella. Tu pensa che culo che hanno avuto. Pensa i vantaggi: per cominciare, fuori è pieno di pericoli, e qua stanno al sicuro. Poi pure sotto il profilo educativo: mica stanno co’ ‘sti nonni che si sa che li viziano. Per il pupo, poi, è una festa continua: vuole giocare? C’è sempre una cella-giochi a disposizione: tutta colorata (grigio topo e marrò scuro), con la bellezza di ben undici mattoncini Lego, ‘na bambola con addirittura un braccio, e tre soldatini. Dice che ogni giorno coi mattoncini ci costruisce una cella, la bambola la mette dentro, e i soldatini fuori, per non farla uscire. Lineare no? E poi c’è ‘na marea di altri giochi, che poi rientrano tutti nella categoria dei giochi di abilità. L’abilità di trovarne uno. Ma ci riescono. Magari cominciano con ore di bolle di sapone fatte in bocca, con la saliva… e poi arrivano subito ai classici: vuoi mettere, giocare qua dentro a palla prigioniera? È tutta n’altra cosa… O guardia e ladri, che qua trova già tutto pronto, e ci giocano a livello professionale, proprio. Poi ci sono i due cantoni (che quattro non entrano), o nascondino cieco, che è la fusione tra nascondino a mosca cieca: cioè, siccome in cella può nascondersi solo sotto la branda, la mamma finge di essere cieca e non lo vede. E i pomeriggi passano. Poi non dimenticare che nel pure la sezione femminile è innovativa, e si fa pure Pet Terapy… Essì; per dire, racconta Lello, un giorno è entrata in cella una cavalletta, e lui – che è sveglio – le si è subito lanciato sopra con le braccia distese ed è saltato dall’altra parte: non giocava a cavallina, ma a cavalletta. Poi da quando è arrivata una lucertola, oh il pupo non si stacca più da lei, ci gioca sempre, chessò lui lancia uno stuzzicadenti e quella lo prende e glielo riporta… E poi, sotto il profilo comportamentale, il pupo parla, altro che se parla. Sai la prima parola che ha pronunciato? No, non è stata mam-ma. È stata: ca-po-pos-to. Che tenerezza. E intanto muoveva i primi passi: non riusciva a farne più di tre. Ma solo perché finiva dritto a dare ‘na capocciata al muro. Intanto è cresciuto, e ormai parla, e fa domande (tipo: mamma, ma perché il cielo è fatto a sbarre? Per non far cadere le nuvole? No, ha risposto la mamma, le sbarre sono alle finestre: e sai perché? Sai quanti bambini scavalcherebbero pur di entrare qua? Non tutti sono fortunati come te…). Comunque il pupo ora sa anche contare – pensa: arriva fino al 41 bis – e ormai legge e scrive che è una bellezza. E poi Lello dice che è il cocco di tutti: gli leggono le favole e lui è così interessato che prende appunti sui personaggi: chessò, gli leggono Cappuccetto Rosso? E intanto lui si appunta: per la mamma di Cappuccetto: incauta custodia; per il lupo: adescamento di minori, furto d’identità e circonvenzione di nonna incapace; per il cacciatore: omicidio di animali (ma sta valutando la legittima difesa). Cenerentola? Per matrigna e sorellastre fa scattare sequestro di persona, riduzione in schiavitù, e poi falsa testimonianza; invece stalking per il principe azzurro (che si era fissato, proprio). Biancaneve? La regina non ha scampo: tentato omicidio reiterato; e per i nani: riduzione in schiavitù. E così via: Hansel & Gretel? Abbandono di minore… La Bella Addormentata? Povero principe: molestie su cadavere; e via dicendo. Il problema è che tra poco compierà tre anni e dovrà uscire. Lello è disperato. Il pupo non vuole uscire. Ha detto: mamma, io voglio stare qui con te. Non voglio uscire, che ho fatto di male per stare fuori? Che reato ho commesso? Non voglio finire coi nonni che mi viziano, e passare i pomeriggi smollato allo Smalland di Ikea… Dì alle guardie che ormai so pulire la cella, e quindi posso pure fare il lavorante… (ma sarebbe lavoro minorile, e non si può)… O almeno la semidetenzione, che torno a dormire qua… ‘Nzomma, e il pupo ch’ha pure le sue ragioni… Me’, mo’ vado un poco a consolare a Lello… magari gli dico che se il buongiorno si vede dal mattino, se il bambino ha talento, è portato… vedrà che prima o poi il desiderio suo si avvera. Si fa una carriera e ci torna qua dentro… Me’, cià, cià cià. |