di Giorgio Novembrino
E' sabbia leggera e cristallina quella che arriva da Tucson, Arizona, sabbia sollevata dal vento che si trasforma in dolci melodie mescolandosi a una voce delicata, quasi sussurrata, timida e intensa. Loro sono i Giant Sand che ci regalano sempre nuove dolci emozioni da venticinque anni.
Ancora una volta pubblicano un album ( il diciottesimo ), che conferma il loro stile, un' anima country con sonorità di folk blues e jazz, con suoni caldi e delicati; una chitarra, un piano,una voce... quella di Howe Gelb "unico componente presente in tutti questi anni", che sa esprimere stati d'animo diversi, dando corpo e senso a tutti i brani. "Fields Of Green", "Chunk of Coal" e la breve "The last one" accennano e introducono la dolce e silenziosa ballata "Monk's montain" con chitarre graffianti e con una batteria piacevolmente ritmata; segue l'energica "Thin line man", le eleganti e discrete "No tellin" e "The flie's", la delicata e intensa "Erosion", la trascinante "Better man than me", per chiudere con il pezzo a mio avviso più bello "love a loser". Diciannove brani legati tra loro da una voce profonda, da una chitarra e da un pianoforte che regala ambientazioni, paesaggi e scenari unici e irripetibili..... La sabbia leggera e cristallina dell'Arizona ci ha travolto.
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