Nei giorni scorsi il “Vale la pena tour” ha visto gli Inti Illimani suonare in vari teatri italiani insieme al cantautore toscano Giulio Wilson. Il gruppo che da quasi mezzo secolo ci racconta le sonorità dell’America Latina, grandi artisti che hanno preso parte al movimento musicale e culturale della Nueva canción chilena, nato in Cile negli anni ’60 del secolo scorso. Vi aveva fatto parte anche Victor Jara, torturato e ucciso nello stadio di Santiago poco dopo il golpe. Loro non saranno in quello stadio perché casualmente l’11 settembre 1973 erano in tournée in Italia. Roma diventerà la loro prigione, terra di esilio. Con noi a Jailhouse Rock è stato Giulio Wilson, per raccomntarci l’esperienza del tour e molto altro. Abbiamo inoltre riproposto un’intervista rilasciata ai nostri microfoni da Jorge Coulón, storico fondatore degli Inti Illimani, che ci ha parlato tra le altre cose dell’esilio scontato nel nostro Paese.
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La sera del 7 ottobre del 1955 alla Houston Music Hall della città di un signore sta smontando dei cartelli il grande produttore jazz Norman Granz aveva organizzato due grandi concerti della leggendaria serie Jazz at the Philharmonic. Da sempre si era battuto contro ogni forma di razzismo e quella sera aveva personalmente smontato i cartelli che portavano le scritte ‘bianchi’ e ‘negri’. “Separati ma uguali”, era lo slogan delle cosiddette leggi Jim Crow, norme statati e locali vigenti soprattutto nel profondo sud che legalizzavano la segregazione razziale. Ma i concerti di Norman Granz non potevano essere segregati. In un momento in cui non era il loro turno sul palco, il grande jazzista Dizzy Gillespie e il sassofonista Illinois Jacquet stavano giocando a dadi dietro le quinte. Così, per passare il tempo. In sala c’era il tutto esaurito, un grande assembramento multicolore. La polizia locale fece irruzione e arrestò Dizzy Gillespie e Illinois Jacquet. Ufficialmente per gioco d’azzardo. Ma tutti sapevano che la vera motivazione dell’arresto non erano affatto i dadi. Ella Fitzgerald si trovava a pochi passi da loro. Stava mangiando un pezzo di torta. Anche lei si esibiva quella sera. Cantava di fronte a un pubblico non segregato. La polizia non era disposta ad accettarlo. Fu portata in cella con gli altri. Con un po’ di contrattazione e un pagamento in denaro fu loro concesso di eseguire il secondo concerto. Con noi a Jailhouse Rock è stato Sandro Portelli a parlare di razzismo negli Stati Uniti d’America.
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Al numero 16 di Redesdale Street, a Londra, nell’estate del 1969 si trasferì Gilberto Gil. Non era solo. Con lui viveva l’amico di una vita, Caetano Veloso, nonché il loro manager e le loro mogli. Rimasero a Londra circa tre anni e poi tornarono nel loro Paese, il Brasile. Il 13 dicembre del 1968 il dittatore militare allora presidente del Brasile Artur da Costa e Silva aveva emanato il famigerato Ato Institucional Número Cinco, l’atto istituzionale numero cinque. Era un decreto presidenziale che ne seguiva altri quattro e ne precedeva altri 12 che suggellava formalmente il fascismo di quel governo. Il 28 marzo di quell’anno, otto mesi e mezzo prima, a Rio de Janeiro la polizia aveva ucciso un giovane studente durante una manifestazione. Altre morti di questo tipo purtroppo seguiranno, ma questa fu una delle prime. La dittatura militare era in piedi dal 1964, quando aveva preso il potere con un colpo di Stato. La morte di questo ragazzo determinò una protesta di massa nel Paese e mesi problematici per il regime. Questo portò, insieme ad altre cose, alla reazione dei militari e all’emanazione dell’Ato Institucional Número Cinco. Con esso si cancellavano libertà fondamentali. Si toglieva di mezzo il Parlamento, si negava l’habeas corpus per reati di origine politica, si dava al presidente il potere di togliere ogni diritto politico ai dissidenti, si mettevano fuorilegge le riunioni politiche. Il pensiero progressista era perseguitato. Non era facile per gli artisti che si contrapponevano alla dittatura militare restare nel Brasile dell’Ato Institucional Número Cinco. Dopo essere stati arrestati con una scusa e aver trascorso un paio di mesi in carcere, Gilberto Gil e Caetano Veloso se ne andarono a Londra in esilio.
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È su un aereo che ci troviamo il 29 di marzo del 1980. Siamo nello Stato del Mississippi. Siamo sul suolo dello Stato del Mississippi. Sì, perché l’aereo non si è ancora alzato in volo. Una signora fa la spia. Chiama l’assistente di volo e avverte che qualcuno ha rubato il megafono che si trovava in un contenitore apposito per l’equipaggiamento di sicurezza. Meno male che l’aereo non si era ancora staccato dal suolo. Immaginate quanto sarebbe stato pericoloso volare senza quel megafono… Avvisato dall’assistente di volo, il pilota in persona uscì dalla cabina di pilotaggio. Rivolgendosi ai passeggeri, tuonò con voce solenne: “qualcuno ha rimosso alcuni dispositivi di sicurezza di questo veicolo. Si tratta di un crimine federale”. Erano stati il tastierista Doctor Fink della band dei Revolution e Prince. Tutto finì con qualche ora a firmare autografi dietro le sbarre. A Jailhouse Rock con noi il rapper Kento e Roman, giovane rapper che ci ha raccontato del suo passato in un carcere minorile.
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“Io credo di essere una persona abbastanza esperta di questo argomento. Sono stato chiuso quindici mesi nel carcere di Regina Coeli. Sono qui affinché anche voi non facciate le stesse cazzate che ho fatto io”. Così si apre la serie Dietro le barre, andata in onda sulla testata Vice in due stagioni, nella quale Chicoria racconta la vita del carcere. Fu arrestato nell’estate del 2008. Altri arresti seguirono a distanza di un anno quando, nel settembre 2009, una grande retata delle forze dell’ordine ha portato all’arresto o all’incriminazione di esponenti della musica rap romana che avevano coinvolto il TruceKlan. Chicoria è stato con noi a Jailhuse Rock a parlarci di quella esperienza, della sua musica e di molto altro.
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Proprio nei mesi in cui Ike si trovava nella prigione californiana di San Louis Obispo, Ike Tina Turner vennero inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame. Non poté presenziare alla cerimonia. Ha raccontato in un’intervista: “la polizia mi chiese di diventare un loro uomo di fiducia in prigione, e arrivarono alcune ragazze che mi misero 25 dollari sul conto corrente penitenziario, perché non avevo un soldo. E quando ho avuto quei 25 dollari (...) ho cominciato a vendere sigarette, caramelle e caffè, e facevo 500 dollari al giorno mentre ero in galera. In sette mesi ho messo da parte 13.000 dollari (…). Avevo le bande dei Crips, dei Bloods e degli Spagnoli che vendevano per me nelle loro sezioni”. Non proprio un detenuto esemplare. In galera ha fatto il contrabbandiere. Tina ha raccontato nel suo ultimo libro dei problemi avuti con il marito e di quelli legati alle discriminazioni a causa del suo colore della sua pelle. Con noi a Jailhouse Rock è stato Enzo Gragnaniello, che nello scorso autunno ha pubblicato l’album Rint’ ‘o posto sbagliat’ che contiene la canzone O razzism. Durante la puntata abbiamo ascoltato insieme un brano dell’Orkestra Ristretta del carcere di Sollicciano a Firenze.
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La nostra storia comincia da un lavoratore. Un alacre lavoratore. Un instancabile lavoratore. Uno che non perdeva certo tempo a pettinare le bambole. Ne aveva di cose da fare il detective Norman Clement Pilcher. Ne aveva di persone da arrestare. Era considerato un vero duro, il detective Pilcher. Il duro detective Norman Clement Pilcher, della squadra narcotici di Sua Maestà britannica, non amava i ragazzi con i capelli lunghi che si drogavano. Come tutti i poliziotti duri, utilizzava metodi non proprio legali. Poteva contare su una squadretta di informatori che si infiltrava nei quartieri della Londra beat. Iniziò ad arrestare i miti del rock a uno a uno: Donovan, Brian Jones, Keith Richards, Eric Clapton, Mick Jagger. E ben due dei Beatles. Ma dei duri è bene diffidare. Troppo spesso nascondono qualcosa di marcio. Non sono quasi mai puliti fino in fondo. E l’irreprensibile sergente Pilcher, quello che amava metter manette e comparire sui tabloid, l’8 novembre del 1972 venne a propria volta arrestato con l’accusa di aver ostacolato il normale corso della giustizia. Davanti a un giudice, aveva testimoniato il falso. Nel settembre ‘73 fu condannato a ben quattro anni di carcere. Più di quanti ne abbiano scontati collettivamente tutti i rockers da lui arrestati nella sua carriera. Ai microfoni di Jailhouse Rock, Ricky Gianco ha raccontato l’incontro con i Beatles, da lui cantati in italiano in Cambia tattica, cover di From me to you.
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Suo padre era stato tra i primi renitenti alla leva al servizio militare. Per questo era stato incarcerato. E per lo stesso motivo lo sarà lui. Il movimento della ‘insumisión’ fu un movimento antimilitarista di disobbedienza civile al servizio militare. Fu attivo fino alla vittoria, quando alla fine dell’anno 2001 il servizio militare obbligatorio fu abolito. Il 6 ottobre 2018 a Pamplona è stato inaugurato il Parco della Insumisión, a ricordo di quel movimento pacifico e a riconoscimento delle sue conquiste. Il parco sorge nel luogo dell’antico carcere della città. Tonino Carotone fu invitato alla celebrazione. “Mai avrei pensato che avrei vissuto questo momento”, ha dichiataro. “È stata una delle carceri dove venni detenuto”. Con noi a Jaiklhouse Rock è stato lo scrittore Federico Traversa, grande amico di Carotone e autore con lui del libro Il maestro dell’ora brava.
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Grande folk singer statunitense, condannato dallo spirito maccartista americano per il suo attivismo politico, così rispose alla Commissione per le attività antiamericane quando gli chiesero se fosse mai stato ingaggiato come musicista in concerti legati al Partito Comunista: “Ho cantato per americani di ogni convinzione politica e sono orgoglioso di non essermi mai rifiutato di cantare per chiunque lo chiedesse, a prescindere dalla sua religione o dal colore della sua pelle. Ho suonato per i vagabondi come per Rockefeller, per i pacifisti come per i soldati, e di ciò sono fiero. Questa è la sola risposta che posso dare alla sua domanda”. A Jailhouse Rock il costituzionalista Marco Ruotolo ha spiegato i contenuti della riforma proposta dalla Commissione ministeriale per l’innovazione del sistema penitenziario da lui presieduta.
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