Le porte della percezione, i Doors, uno dei più grandi gruppi rock di sempre. Jim Morrison, morto in circostanze mai del tutto chiarite, condannato per oltraggio al pudore e poi graziato postumo dallo Stato della Florida. Ai nostri microfoni Nicola Di Bari, che nel 1970 cantava Dammi fuoco (Light my fire), e Davide Van De Sfroos, che più volte ha omaggiato dal vivo il gruppo californiano, hanno raccontato il perché del loro tributo ai Doors. Carmelo Musumeci, che nei giorni scorsi è tornato a essere un cittadino libero a tutti gli effetti, ha riflettuto con noi sul senso della pena e sui suoi trent’anni passati in carcere.
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Nel 1991 Massimo Rana, fotografo amico degli Elii, fu arrestato nell’isola di Cipro. Le autorità turco-cipriote non gradirono le troppe fotografie da lui scattate. “Si è scoperto che l’italiano è una spia greca”, titolava il giornale. Ovvero Italyan, rum casusu çikti, frase che divenne il titolo dell’album cui Elio e le Storie Tese stavano lavorando e di cui Rana firma la fantastica copertina con il vitello dai piedi di balsa. Con noi a Jailhouse Rock la costumista Maria Sabato, creatrice tra le altre cose del costume da Gioconda indossato da Elio nella prima edizione di Lol - Chi ride è fuori, e Massimo Morini, musicista, direttore d’orchestra, frontman del gruppo genovese dei Buio pesto nato nella prima metà degli anni ‘80, regista di film dove gli Elii hanno recitato e grande amico di tutti i componenti della band.
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Nel gennaio del 1900 veniva al mondo un criminale di altri tempi. Era soprannominato Three Fingers a causa di un incidente avuto da ragazzino nel quale aveva perso due dita della mano destra. Per vergogna o discrezione, teneva nascoste le tre dita rimaste indossando in pubblico un guanto bianco. Un gangster di prim’ordine, affiliato alla banda di Al Capone. Il suo vero nome era Jack White. Anche il nostro Jack White ha avuto qualche problema con la giustizia, ma certo non può competere con Three Fingers. Il 13 dicembre 2003 il nostro Jack White ebbe una colluttazione con Jason Stollsteimer, frontman dei Von Bondies. Evitò il carcere, ma venne condannato a pagare una multa di 500 dollari cui si aggiunsero le spese processuali. Oltre alla multa, fu stato condannato a un’altra pena dal sapore tipicamente americano: l’obbligo di seguire un corso per imparare a gestire la propria collera.
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Il 20 aprile del 1984, mentre stava provando gli impianti del Variety a Bologna, due carabinieri gli si avvicinarono. Poco dopo i tre si recarono insieme a Casalecchio di Reno, dove Vasco Rossi viveva e suonava con la sua band dentro un capannone. Il Blasco consegnò spontaneamente i ventisei grammi di cocaina in proprio possesso. Venne arrestato immediatamente e portato nella prigione di Pesaro. Per ventidue giorni abiterà la cella numero ventidue. Poco prima, là dentro si era impiccato un detenuto di origini iraniane. La prossima volta forse non si affretterà a consegnare la droga con tanta solerzia. “Certo che sei un bel fenomeno anche tu a farti prendere così!”, canterà in Cosa c’è, la canzone scritta pochi giorni dopo aver riacquistato la libertà.
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Un giorno di maggio del 1980 un gruppo di giovanotti nella città di Rotterdam si dirigeva verso la spiaggia. Era mattina presto. I Cure non avevano con sé il costume da bagno. I giovanotti si spogliarono ed entrarono allegramente in acqua così come la mamma li aveva fatti. Ma una vecchietta arguta e attenta ai grandi eventi che accadono nella sua città telefonò prontamente alle forze dell’ordine. Non c’era tempo da perdere. Ricevuta la segnalazione, subito tre macchine della polizia con sprezzo del pericolo e grande senso del dovere si precipitarono alla spiaggia. Una decina abbondante di poliziotti scese dalle auto. Gli agenti erano armati a dovere. L’intera band fu arrestata. I ragazzi non opposero alcuna resistenza. D’altra parte, come poi racconterà Robert Smith, non avevano molta scelta, lì davanti alla polizia, senza alcun vestito addosso. Con noi a Jailhouse Rock l’attrice Michela Diviccaro ha parlato del suo spettacolo teatrale “A senza nome”, un’Antigone universale per ogni sorella che, come lei, ha perso un fratello in carcere.
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Ex cantante degli Screaming Trees e una carriera da solista, quando Mark Lanegan aveva venti anni un medico gli assicurò che se avesse continuato a bere a quel modo non avrebbe assistito al suo trentesimo compleanno. Per fortuna invece lo scorso 25 novembre di anni ne aveva compiuti cinquantasette. Purtroppo, però, il prossimo 25 novembre non ne compirà cinquantotto: ci ha lasciati poche settimane fa, il 22 di febbraio. “L’eroina mi ha salvato dal diventare un alcolista”, ha affermato. E non era del tutto ironico. Con giudici e galere ha avuto a che fare tante volte. Da ragazzino fu sorpreso a taccheggiare dalla guardia del negozio di Ellensburg. “La volta successiva che ho rivisto quella guardia”, ha ricordato, “è stato quando mi hanno rimesso in prigione”. Era rientrato per non aver pagato le spese legali del processo che lo riguardava. La guardia era lì, detenuta insieme a lui. “Ecco che cos’è Washingon est”, ha commentato. “Non ci si allontana mai troppo da nessuno”. Con noi a Jailhouse Rock è stato Arturo Salerni, l’avvocato della Repubblica di Argentina nella causa per l’estradizione del sacerdote Reverberi, accusato di complicità nelle tortura del regime di Videla.
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La sera del 21 novembre del 1995 i Green Day si esibivano in quella che allora si chiamava Mecca Arena, nella città di Milwaukee. Billie Joe Armstrong aveva allora 23 anni. Suonarono per circa un’ora. Forse non era un’ottima serata, chissà. E chissà perché pare che a un certo punto lui si infuriò. Il signor Thomas Christopher, che al tempo era il portavoce della polizia di Milwaukee, riferì che il chitarrista “si è lasciato cadere i pantaloni sulle ginocchia e ha esposto le natiche alla folla”. I circa 6.000 fan che erano accorsi alla Mecca Arena di Milwaukee per ascoltare la band si ritrovarono di fronte al suo deretano. E questo, in una paese per bene, non si può fare. E, visto il pericolo sovversivo del gesto, bisogna intervenire prontamente e massicciamente. Alla fine del concerto della band dunque, mentre l’artista entrava in macchina per andarsene, si racconta che sei o sette poliziotti circondarono l’automobile, puntarono le luci sulla macchina e lo arrestarono. Con noi a Jailhouse Rock è stato Francesco Di Bella dei 24 Grana, gruppo napoletano che proprio in questi giorni è tornato in tournée.
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In un giorno imprecisato dell’anno 1963, al numero 201 di W. Commerce Street nella città di Aberdeen, Mississippi, arrivò una lettera. Nel marzo dell’anno precedente Bob Dylan aveva pubblicato il suo primo album. In pochissimi sapevano dell’esistenza di Bukka White, un bluesman delle radici, l’autore della quinta traccia dell’album dal titolo Bob Dylan. John Fahey e l’amico Ed Denson, vedendo che tra le sue composizioni ce n’era una dal titolo Aberdeen, Mississippi, decisero di partire da lì per rintracciarlo. Dopo il suo nome e cognome scrissero tra parentesi “old blues singer”, vecchio cantante blues. Indirizzarono il messaggio usando il servizio di fermo posta. La lettera lo raggiunse e Bukka White tornò al blues. Fu riscoperto e visse una seconda vita. Tra il 1937 e il 1940 era stato in carcere alla Parchman Farm per aver sparato a un uomo. E lì era arrivato John Lomax, cui la Library of Congress aveva affidato il compito di registrare la strepitosa tradizione musicale degli Stati del sud.
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