Nella primavera del 1977 Bob Marley fu arrestato a Londra per possesso di marijuana. Si trovava nella città inglese dopo che nel dicembre dell’anno precedente qualcuno tentò di ucciderlo sparandogli con armi da fuoco a volto coperto presso la sua abitazione. Due giorni dopo avrebbe dovuto partecipare a un grande concerto che doveva servire a stemperare la tensione della guerra civile che in quegli anni insanguinava l’isola. Salì ugualmente su quel palco. Quando gli fu chiesto perché lo avesse fatto nonostante il rischio che correva, lui rispose: “perché le persone che cercano di far diventare peggiore questo mondo non si concedono un giorno libero… Come potrei farlo io?!”. Con noi a Jailhouse Rock è stato Bunna, membro fondatore degli Africa Unite.
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“Per la salute. Per la libertà. Per l’economia. Contro la criminalità organizzata. Legalizzare la cannabis. Il buon senso… si coltiva”. È questa la frase che leggiamo su un video promosso dalla Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili, di cui anche Antigone è parte. Non coltiviamo il buon senso quando gestiamo la questione delle droghe esclusivamente con gli strumenti della repressione. Non coltiviamo il buon senso quando ci rifiutiamo di vedere che la guerra alla droga per come è stata portata avanti lungo mezzo secolo ha fallito. Per fortuna sempre più persone la pensano come noi e sono pronte a metterci la faccia. Sul video promosso dalla Coalizione Italiana per le Libertà e i Diritti civili in tanti ci hanno messo la faccia. Tra questi c’è Roy Paci. E poi ancora Rocco Hunt, Clementino, Noyz Narcos, Fritz Da Cat, J-Ax, i Sud Sound System e tanti altri. Con noi a Jailhouse Rock Roy Paci in persona ha raccontato perché crede nella battaglia antiproibizionista e ha parlato della sua musica. In questa puntata è stata ospite anche Ilaria Cucchi, che in queste ore ha dato vita a un’associazione che porta il nome del fratello Stefano.
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Il 5 settembre del 1977 il presidente della confindustria tedesca Hanns Martin Schleyer venne rapito nella città di Colonia. L’autista dell’uomo e tre uomini della sua scorta rimasero uccisi durante l’azione che portò al rapimento. Durante la guerra, Schleyer era stato un ufficiale delle SS. Il 13 ottobre del 1977, poco più di un mese dopo del rapimento dell’industriale tedesco, un Boeing 737 della compagnia Lufthansa venne dirottato. Novantuno persone vennero prese in ostaggio. I dirottatori chiedevano che le persone al vertice della loro organizzazione venissero liberate dal carcere. In cambio avrebbero salvato la vita degli ostaggi e di Hanns Martin Schleyer. Ma le autorità non erano disposte a trattare. Dopo quattro interminabili giorni, un commando della polizia tedesca anti-terrorismo irruppe nell’aereo. Nessun civile fu ucciso. Tutti i terroristi tranne uno persero la vita. Il giorno successivo Schleyer fu ammazzato. Aveva trascorso in prigionia quarantatré giorni. Dopo il fallimento del dirottamento e lo stesso giorno dell’uccisione di Schleyer, Baader e altri tre militanti della Raf furono trovati morti in carcere. La versione ufficiale parla di suicidio. Alcune settimane dopo, Peter Gabriel venne arrestato insieme ai musicisti con i quali viaggiava con il sospetto di essere un membro della banda Baader-Meinhof e di aver avuto un ruolo nel rapimento e nell’uccisione di Hanns Martin Schleyer. Nel maggio del 1975 aveva lasciato il Genesis, di cui era stato fondatore e con il quale aveva pubblicato sei album in studio. Con noi a Jailhouse Rock il giornalista Andrea Colombo ha parlato dei movimenti degli anni ’70 del secolo scorso.
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Il 3 giugno dell’anno 2000, Eminem si è infilato in ben due risse, brandendo prima una pistola e poi un fucile. Non era la prima né sarà l’ultima volta che ha problemi con la giustizia. Ma certo quel giorno per lui fu davvero da dimenticare. Scampò il carcere per miracolo e dovette pagare molti soldi e farsi due anni di probation. Le accuse di omofobie hanno da sempre accompagnato il rapper statunitense. Oggi con noi a Jailhouse Rock Marco Serafino Fiammelli, presidente dell’associazione di ebrei Lgbt Magen David Keshet Italia, a pochi giorni dal Giorno della Memoria ha parlato di quel genocidio spesso dimenticato che ha riguardato gli omosessuali durante il nazismo.
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La scuola Diaz, il carcere di Asti, Stefano Cucchi e altri ancora. Violenze delle forze dell’ordine italiane contro persone nella loro custodia. Ma in Italia non esiste il reato di tortura. Ogni tentativo di introdurlo nel codice penale è naufragato in Parlamento. Come accadde al disegno di legge presentato al Senato il 19 febbraio del 1991. Tra i firmatari c’era Domenico Modugno, eletto deputato nel 1987 tra le fila del Partito Radicale. Il primo firmatario del testo era Franco Corleone, che con noi a Jailhouse Rock ha ricordato la figura del grande cantautore.
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Grande band della West Coast, una delle prime band interrazziali in assoluto, alla base del garage rock e della sua riscoperta più recente. Moltissimi i gruppi che esplicitamente hanno riconosciuto il loro debito nei confronti dei Love. Una cult band, un pezzo di storia fondamentale degli anni ’60., non nota al grande pubblico come dovrebbe, anche a causa del carattere non ovvio di Arthur Lee, leader indiscusso dei Love, decisamente un leader carismatico.
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Il 29 luglio del ’46 il grande sassofonista Jazz Charlie Parker varca i cancelli dell’unità psichiatrica del carcere di Los Angeles. Le accuse che lo portano all’arresto sono quelle di incendio doloso, di oltraggio al pudore, di resistenza a pubblico ufficiale. Usava fumare sdraiato sul letto, e alle volte finiva che si addormentava. Qualcosa prese fuoco nella sua stanza d’albergo e il musicista scappò verso l’atrio dell’hotel. Aveva addosso solamente un paio di calzini. Era fuori di sé, probabilmente a causa dell’alcool bevuto. Più che da criminale, venne di nuovo trattato da soggetto socialmente pericoloso, in quanto dedito ai vizi della droga e del bere. Con noi a Jailhouse Rock è stato Roberto Ottaviano, grande sassofonista jazz nostrano.
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Il governatore della prigione vicino Siviglia aveva incarcerato illegalmente il suo nemico Florestano. La moglie Leonora si traveste da uomo per ritrovare suo marito. Si fa chiamare Fidelio. Entra nelle grazie del carceriere Rocco e riesce ad avvicinarsi ai detenuti. Smaschera le trame di Don Pizarro e libera Florestano. Il Fidelio del grande Beethoven è l’eroina che rende trasparente il carcere altrimenti opaco. È quello che ogni giorno tenta di fare Antigone nel proprio lavoro. È quello che tenta di fare Jailhouse Rock. Nel fare i nostri auguri a tutti coloro che abitano il carcere, con noi in questa ultima puntata dell’anno è stata Emma Bonino.
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È l’anno 2002. Paul Di’Anno, tanti anni prima voce degli Iron Maiden, fa richiesta di una pensione di invalidità al Department of work and pensions, una sorta di Inps del Regno Unito. Nel frattempo si esibisce scatenato sui palchi di mezzo mondo. Molti dei video finiscono su youtube. I giudici ebbero vita facile nel trovare le prove. Sessantasette i concerti tenuti nel 2006, sessantanove quelli del 2007. I giudici non ne furono contenti. Ha truffato lo Stato, dissero, e non sarà sufficiente risarcirlo economicamente. Dovrà anche riflettere sul modo in cui si è comportato. E la prigione è il posto adatto per farlo. Di’Anno ammise la propria colpevolezza e la condanna fu così ridotta da dodici a nove mesi. Ne scontò appena un paio. Riuscì a farsi rimettere in libertà il 24 maggio del 2011. A Jailhouse Rock il nostro ex collaboratore dal carcere di Bollate ha raccontato la vicenda della sua amicizia con Paul Di’Anno.
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