Keith Richards PDF Stampa E-mail

Il 12 febbraio del 1967 è una domenica. Verso le prime luci dell’alba, intorno alle cinque e mezza del mattino, la polizia arriva a Redlands, la tenuta nel Sussex di Keith Richards. Dentro la casa c’erano un po’ di ragazzi. Probabilmente a quell’ora dormivano. Sicuramente non avevano lesinato ogni tipo di divertimento durante quel loro festino. I poliziotti si fermano un paio d’ore o qualcosa in più, perquisiscono la casa, requisiscono alcune sostanze e se ne vanno. Mick Jagger e Keith Richards verranno portati in giudizio. Hanno violato il Dangerous Drugs Act, la normativa contro la droga. Si aprirà un processo che sarà contestatissimo in tutto il mondo.

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Bob Dylan PDF Stampa E-mail

Nel lontano 1959 Salvatore Quasimodo vinceva il premio Nobel per la letteratura. Tanti anni dopo, nel 1997, lo vinceva Dario Fo che ci ha appena lasciati, proprio nel giorno dell’anno in cui a Stoccolma si assegnavano i premi Nobel. È il 13 ottobre 2016. Sono passate poche ore da quando Bob Dylan ha avuto questo eccezionale riconoscimento. Lui, che nelle sue canzoni ha cantato tante storie di giustizia e di ingiustizia. Come quella di Hurricane, chiuso ingiustamente in galera per 19 anni. Nel dicembre del ‘75 Bob Dylan va nel carcere dove si trova Rubin Hurricane Carter e vi tiene un concerto. La sera successiva Dylan suona al Madison Square Garden a New York in un grande concerto dal titolo Night of the Hurricane. A Jailhouse Rock abbiamo ascoltato le parole del giudice Armando Spataro, grande amante di Bob Dylan che ci ha parlato della sua interpretazione della giustizia.

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Rocco Hunt PDF Stampa E-mail

Nel 2012, quando aveva diciotto anni, Rocco Hunt ha deciso di entrare dentro il carcere minorile di Airola per insegnare a fare del rap ai ragazzi che lì erano reclusi. “Sono cresciuto molto grazie a questo progetto, i ragazzi del carcere saranno per sempre nel mio cuore!”, ha raccontato. Rocco Hunt è sempre attento ai temi sociali. Nella sua canzone Le due storie mostra la sua vicinanza alle vicende di Stefano Cucchi e di Gabriele Sandri. Di questo e di molto altro Rocco Hunt ha parlato con noi, ospite in questa puntata di Jailhouse Rock.

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Oasis PDF Stampa E-mail

Il Maine Road, lo stadio calcistico dove giocava il Manchester City, è stato demolito nel 2004. Noel Gallagher da adolescente ha passato parecchio tempo nel Maine Road. Era un hooligan. Chissà, i primi semi della mia carriera di cantautore sono stati seminati là dentro, si è chiesto in seguito. Varie volte ho tentato di far partire nello stadio i miei canti, ha spiegato. La madre non era troppo felice del suo figliolo scalmanato. Erano più i giorni in cui marinava la scuola – dove per altro lei lavorava come bidella – che quelli in cui la frequentava. Appena adolescente, rubò in un negozio e si prese sei mesi di libertà vigilata. Povera donna, la mamma! Anche il fratello minore Liam non era da meno! Tra le varie cose, usava rubare biciclette. E certo l’animo turbolento non lo ha abbandonato negli anni. Varie volte sarà arrestato da grande, per motivi legati alla droga o per aver assalito un fotografo che tentava di riprenderlo. In questa puntata di Jailhouse Rock è stato con noi James Senese, a pochi giorni dall’aver vinto il Premio Tenco per il miglio album in dialetto con O’ sanghe.

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Johnny Cash PDF Stampa E-mail

Un concerto eccezionale, il 13 gennaio 1968, all’interno della durissima prigione californiana di Folsom. E poi ancora l’anno successivo in quella di San Quentin. Due concerti che hanno dato vita a due mitici album. Johnny Cash, un recidivo, arrestato varie volte per piccole sciocchezze. Johnny Cash che canta tra i detenuti. Uno di loro, senza la distanza del palco. È stata con noi a Jailhouse rock The climbers country band, gruppo italiano country dalle grandi cover di Johnny Cash.

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Mario Panzeri PDF Stampa E-mail

Il 26 giugno del 1939, all’età di 63 anni, il gerarca fascista Costanzo Ciano, ex Presidente della Camera dei Deputati e allora Presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, morì. Quello stesso anno uscì una canzone. Una canzone che non piacque al partito fascista. Una canzone che forse osava farsi beffa di loro. Una canzone che forse osava deridere la morte di quel valoroso Presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni venuto a mancare poco prima e nel cui lutto ancora il partito austeramente viveva. Una canzone truce. Una canzone minacciosa. Una canzone cattiva. Una canzone di cui aver paura. Si chiamava Maramao perché sei morto? Il brano fu sottoposto a censura e il suo autore, Mario Panzeri, fu convocato dall’apposito ufficio del regime. La stessa cosa si ripeté con la canzone Pippo non lo sa, accusata di prendere in giro i gerarchi fascisti che si pavoneggiavano nelle loro uniformi sfavillanti, e in particolare Achille Starace, segretario del partito fascista proprio fino al ’39 e con varie altre cariche tra cui quella di presidente del Coni. Meno male che eravamo già in piena Repubblica quando uscì Papaveri e papere, tradotto in quaranta lingue in giro per il mondo, un brano che contrappone con ironia chi ha il potere e chi lo subisce. Forse un riferimento meno generico era ad Amintore Fanfani, piccolo nell’altezza ma grande nella quantità di potere. E quell’anno la Democrazia Cristiana, sotto la scritta “dàgli ‘na tagliatina”, rappresentava sui propri manifesti elettorali alcuni papaveri, simboleggianti il Partito Comunita Italiano, recisi da un colpo di forbice.

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The Cure PDF Stampa E-mail

Un giorno di maggio del 1980 un gruppo di giovanotti nella città di Rotterdam si dirigeva verso la spiaggia. Era mattina presto. I Cure non avevano con sé il costume da bagno. I giovanotti si spogliarono ed entrarono allegramente in acqua così come la mamma li aveva fatti. Ma una vecchietta arguta e attenta ai grandi eventi che accadono nella sua città telefonò prontamente alle forze dell’ordine. Non c’era tempo da perdere. Ricevuta la segnalazione, subito tre macchine della polizia con sprezzo del pericolo e grande senso del dovere si precipitarono alla spiaggia. Una decina abbondante di poliziotti scese dalle auto. Gli agenti erano armati a dovere. L’intera band fu arrestata. I ragazzi non opposero alcuna resistenza. D’altra parte, come poi racconterà Robert Smith, non avevano molta scelta, lì davanti alla polizia, senza alcun vestito addosso. Con noi a Jailhouse Rock il regista Claudio Giovannesi ha parlato del suo film Fiore, ambientato in un carcere minorile.

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Chet Baker PDF Stampa E-mail

Nel carcere San Giorgio di Lucca, il grande trombettista si fece sedici mesi di reclusione. Gli abbonarono qualche giorno per buona condotta, permettendogli di uscire in tempo per le feste natalizie, il 15 dicembre del 1961. Quel giorno, nella sacca che portava con sé verso l’uscita, c’era la sua tromba. Quella tromba l’aveva suonata lungo tutta la sua prigionia. I suoi compagni detenuti lo incontravano durante l’ora d’aria sempre con la tromba in mano e gli chiedevano in continuazione di suonare per loro Tintarella di luna, la canzone che Mina aveva inciso un annetto prima e che andava per la maggiore. Ma quando era solo in cella suonava altra musica. Suonava i più bei standard del jazz, come My buddy o ancora Someone to watch over me di George Gershwin. La sera, quando la città si faceva silenziosa, questa musica riempiva l’aria. Le persone andavano sotto le mura della prigione per ascoltarla. Ci fu addirittura un appassionato, proprietario di un negozio di musica da quelle parti, che si appostò con un mangianastri e registrò un bootleg. Sulla copertina ci mise, senza troppe rifiniture, l’immagine di una persona che suonava la tromba dietro delle sbarre. Lo chiamò: Chet Baker, dentro le mura. A Jailhouse Rock abbiamo ascoltato la testimonianza rilasciata ai nostri microfoni da Amedeo Tommasi, pianista jazz che in quegli anni suonò con Chet Baker nel Chet Baker Sextet.

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Steve Earle PDF Stampa E-mail

Il cantautore statunitense che ha cantato la politica come si canta la vita (“non credo di essere un cantautore politico più di quanto io non sia semplicemente una persona politica. Credo sia nella mia struttura”, ha detto) è stato condannato nei primi anni ’90 a causa dei suoi problemi con la droga. Dopo un paio di mesi in carcere, ha dovuto seguire un programma terapeutico esterno. Siamo al 1994. Poco dopo, il 28 febbraio del 1995, è uscito il suo quinto album in studio, Train a comin’, dopo cinque lunghi anni di silenzio. Un disco eccezionale per il quale valeva la pena di aspettare tutto questo tempo.

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I consigli musicali di Giorgio Novembrino

 

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