Nel 1937 sparò alla coscia di un uomo. Mentre aspettava il processo ed era fuori su cauzione andò a Chicago per motivi legati a sue registrazioni musicali dell’epoca, ma fu condannato, ripreso e mandato a scontare la sua pena. Trascorse tra i due e i tre anni alla Parchman Farm, la prigione più antica dello Stato del Mississippi, dove John Lomax registra due sue canzoni. Un grandissimo del Delta Blues, un artista di rara potenza, un chitarrista eccezionale.
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Al numero 16 di Redesdale Street, a Londra, nell’estate del 1969 si trasferì Caetano Veloso. Non era solo. Con lui viveva l’amico di una vita, Gilberto Gil, nonché il loro manager e le loro mogli. Rimasero a Londra circa tre anni e poi tornarono nel loro Paese, il Brasile. Il 13 dicembre del 1968 il dittatore militare allora presidente del Brasile Artur da Costa e Silva aveva emanato il famigerato Ato Institucional Número Cinco, l’atto istituzionale numero cinque. Era un decreto presidenziale che ne seguiva altri quattro e ne precedeva altri 12 che suggellava formalmente il fascismo di quel governo. Il 28 marzo di quell’anno, otto mesi e mezzo prima, a Rio de Janeiro la polizia aveva ucciso un giovane studente durante una manifestazione. Altre morti di questo tipo purtroppo seguiranno, ma questa fu una delle prime. La dittatura militare era in piedi dal 1964, quando aveva preso il potere con un colpo di Stato. La morte di questo ragazzo determinò una protesta di massa nel Paese e mesi problematici per il regime. Questo portò, insieme ad altre cose, alla reazione dei militari e all’emanazione dell’Ato Institucional Número Cinco. Con esso si cancellavano libertà fondamentali. Si toglieva di mezzo il Parlamento, si negava l’habeas corpus per reati di origine politica, si dava al presidente il potere di togliere ogni diritto politico ai dissidenti, si mettevano fuorilegge le riunioni politiche. Il pensiero progressista era perseguitato. Non era facile per gli artisti che si contrapponevano alla dittatura militare restare nel Brasile dell’Ato Institucional Número Cinco. Dopo essere stati arrestati con una scusa e aver trascorso un paio di mesi in carcere, Gilberto Gil e Caetano Veloso se ne andarono a Londra in esilio.
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Un giorno nell’aprile del 1993 David Lee Roth, ex cantante del grande gruppo californiano che poi vi farà ritorno, venne arrestato al Washington Square Park di New York. Nel gennaio di questo 2018 lo ritroviamo di nuovo in manette. Viene arrestato nella città di Abbotsford, nella provincia canadese della Columbia Britannica. Ma c’è qualcosa che non torna…. È accusato di reati sessuali. Dal lontano 2006, sono ben 12 i capi d’accusa. Ci sono di mezzo ragazze minorenni. Ma qualcosa proprio non torna…. Quel giorno dell’aprile 1993, al Washington Square Park di New York, stava cercando di comprare pochi dollari di marijuana. Fu arrestato insieme ad altre 24 persone. Tutto torna. Gli arresti avvennero nel corso di una perlustrazione routinaria del parco. Ma quel giorno del gennaio scorso, in Canada, qualcosa invece continua a non tornare…. Certo! Perché l’uomo che fu arrestato ad Abbotsford non era David Lee Roth. Per dieci lunghi anni si è finto lui. Ottima idea! Ci somigliava. E da questa somiglianza si prendeva parecchi vantaggi.
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La musica nella storia è stata anche protesta. Generazioni di musicisti si sono opposti ai potenti di turno. Oggi in Italia c’è una categoria di artisti che più di tutte litiga pubblicamente con il potere. Una categoria di musicisti che dice di no. Dice di no alle politiche razziste del governo. Dice di no alla monocultura che si vorrebbe imporre. Dice di no a chi in Italia, oggi, rappresenta tutto questo. È la musica rap. Anche in carcere di rap ne abbiamo sempre trovato tanto. Quando giriamo per le carceri italiane ascoltiamo ragazzi che cantano le loro canzoni, sappiamo di concerti che vengono organizzati, ci raccontano di una musica nella quale tirar fuori tutto ciò che in galera resta dentro. Anche questa è una musica di protesta. Di protesta contro molte cose. Alcune pubbliche, altre private e personali. Di protesta forse contro la stessa vita che ci si ritrova a vivere. Ne abbiamo parlato a Jailhouse Rock con la rapper romana Huntress D, volontaria nel carcere di Rebibbia, e con Charlie B, che in quel carcere ha scritto canzoni e organizzato concerti rap.
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La musica nella storia è stata anche protesta. Generazioni di musicisti si sono opposti ai potenti di turno. Oggi in Italia c’è una categoria di artisti che più di tutte litiga pubblicamente con il potere. Una categoria di musicisti che dice di no. Dice di no alle politiche razziste del governo. Dice di no alla monocultura che si vorrebbe imporre. Dice di no a chi in Italia, oggi, rappresenta tutto questo. È la musica rap. Anche in carcere di rap ne abbiamo sempre trovato tanto. Quando giriamo per le carceri italiane ascoltiamo ragazzi che cantano le loro canzoni, sappiamo di concerti che vengono organizzati, ci raccontano di una musica nella quale tirar fuori tutto ciò che in galera resta dentro. Anche questa è una musica di protesta. Di protesta contro molte cose. Alcune pubbliche, altre private e personali. Di protesta forse contro la stessa vita che ci si ritrova a vivere. Ne abbiamo parlato a Jailhouse Rock con la rapper romana Huntress D, volontaria nel carcere di Rebibbia, e con Charlie B, che in quel carcere ha scritto canzoni e organizzato concerti rap.
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Oggi siamo in Italia. Siamo al cuore del ducato sabaudo. Siamo nella città di Torino. Se invece fossimo in un villaggio dell’antica Gallia, chi mai criticherebbe il druido Panoramix per aver preparato la pozione magica con l’aiuto della quale i guerrieri Asterix e Obelix continuano a respingere i romani nei loro moti di conquista? E se fossimo lungo i mari salpati da Popeye, chi mai accuserebbe Braccio di Ferro di giocare sporco quando ingoia intere lattine di spinaci per combattere Bruto e gli altri nemici incontrati sul cammino? E se ci trovassimo a Topolinia, ve la prendereste voi forse con Super Pippo che mangia le arachidi per salvare la città? Certo che no! Ma la Corte di Cassazione è invece di un altro parere. Sicuramente gli ermellini nel marzo del 2007 se la presero con la Juventus e parlarono di doping. Nel frattempo anche altri giudici l’avevano messa sotto processo in quell’inchiesta che venne chiamata Calciopoli. Tante le canzoni scherzose che ne parlano, tante le canzoni anche serie che parlano di calcio. Con noi a Jailhouse Rock si sono confrontati il professore dell’Università di Torino Gianni Torrente, juventino, e l’avvocato milanese Mirko Mazzali, antijuventino.
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Il 5 settembre del 1977 il presidente della confindustria tedesca Hanns Martin Schleyer venne rapito nella città di Colonia dalla Raf, la Rote ArmeeFraktion, nota originariamente come banda Baader-Meinhof. L’autista dell’uomo e tre uomini della sua scorta rimasero uccisi durante l’azione che portò al rapimento.Durante la guerra, Schleyer era stato un ufficiale delle SS. Il 13 ottobre del 1977, poco più di un mese dopo del rapimento dell’industriale tedesco, un Boeing 737 della compagnia Lufthansa venne dirottato. Novantuno persone vennero prese in ostaggio. I dirottatori chiedevano che le persone al vertice della loro organizzazione venissero liberate dal carcere. In cambio avrebbero salvato la vita degli ostaggi e di Hanns Martin Schleyer. Ma le autorità non erano disposte a trattare. Dopo quattro interminabili giorni, un commando della polizia tedesca anti-terrorismo irruppe nell’aereo. Nessun civile fu ucciso. Tutti i terroristi tranne uno persero la vita. Il giorno successivo Schleyer fu ammazzato. Alcune settimane dopo Peter Gabriel venne arrestato insieme ai musicisti con i quali viaggiava con il sospetto di essere un membro della banda Baader-Meinhof e di aver avuto un ruolo nel rapimento e nell’uccisione di Hanns Martin Schleyer. L’episodio lo ha raccontato lui stesso in un’intervista.
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Il 17 di agosto del 1979 viene eseguito a Milano un mandato di cattura nei confronti di Roberto Vecchioni emesso dal giudice Salvatore cassata del Tribunale di Marsala, in Sicilia. L’accusa è quella di spaccio di sostanze stupefacenti. Vecchioni viene portato nella casa circondariale di Marsala, dove rimase quattro giorni e scrisse la canzone Lettera da Marsala. Il giudice Cassata, che nel frattempo se ne era andato al mare e cui Vecchioni dedicò la canzone Signor giudice, fu scoperto in seguito appartenere alla P2. Cassata aveva screditato e archiviato il rapporto del vicequestore di Trapani Giuseppe Peri, dove si scriveva che alcune organizzazioni dell’eversione nera compievano sequestri a scopo di autofinanziamento e queste organizzazioni erano in contatto con ambienti militari legati a Gladio e ai servizi segreti italiani, che a loro volta erano legati alla Cia. Lo scopo era sempre lo stesso: la strategia della tensione. Come piazza Fontana e come tante altre stragi italiane a venire. I comunisti non dovevano andare al governo. E allora ci si serviva di organizzazioni eversive per seminare la paura e giustificare agli occhi degli italiani un governo forte e autoritario. Gli stessi che avevano eseguito quei sequestri di persona avevano anche ucciso dei magistrati che si erano occupati di loro nonché ucciso le 115 persone del velivolo Az 112 schiantatosi contro il crinale di Montagna Longa il 5 di maggio del 1972.
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