Lo scorso 25 agosto, nelle strade di San Francisco, tante persone si sono date appuntamento, unite contro l’odio. L’America dei diritti civili era tutta in piazza, per opporsi ai suprematisti bianchi. E c’era anche il pop-rapper MC Hammer, a cantare e a ballare, a celebrare i valori dell’inclusione, a dire che San Francisco è la città dell’amore e non dell’odio. A Jailhouse Rock, a cento anni dalla rivoluzione d’ottobre, è stato con noi l’ex chitarrista dei CCCP e dei CSI Massimo Zamboni.
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Grande innovatore nel panorama musicale americano, la notte del 4 di aprile del 1968, quando Martin Luther King fu ucciso, cantò per sei lunghissime ore in diretta televisiva per parlare ai suoi fratelli. “I’m black and I’m proud”, diceva il reverendo King e cantava il grande Soul Brother Number One. In questa prima puntata della nuova stagione di Jailhouse Rock, Christian Raimo ha ragionato con noi sull’epoca xenofoba e razzista che drammaticamente stiamo vivendo.
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Dedichiamo al grande folk singer statunitense l’ultima puntata di Jailhouse Rock prima della pausa estiva. Condannato dallo spirito maccartista americano per il suo attivismo politico, così rispose alla Commissione per le attività antiamericane quando gli chiesero se fosse mai stato ingaggiato come musicista in concerti legati al Partito Comunista: “Ho cantato per americani di ogni convinzione politica e sono orgoglioso di non essermi mai rifiutato di cantare per chiunque lo chiedesse, a prescindere dalla sua religione o dal colore della sua pelle. Ho suonato per i vagabondi come per Rockefeller, per i pacifisti come per i soldati, e di ciò sono fiero. Questa è la sola risposta che posso dare alla sua domanda”. Ci risentiamo in autunno. Purtroppo il carcere non va in vacanza.
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Non c’è bambino né adulto che non abbia in mente la scena di Pinocchio che viene portato via in mezzo ai due carabinieri. Quella volta era innocente, ma viene preso lo stesso. E la sua ansia più grande è quella di essere visto da chi gli è caro. Come accade a tante persone arrestate ai nostri giorni. In questa puntata di Jailhouse Rock abbiamo voluto raccogliere alcune canzoni delle tante dedicate al celebre burattino di legno inventato da Collodi. In occasione della Giornata internazionale del rifugiato e della campagna #SignAndPass lanciata dal FC Barcelona e dall’UNHCR, abbiamo sentito ai nostri microfoni Paulo Lokoro (atleta della squadra olimpica dei rifugiati), Cecilia D’Angelo (responsabile Territorio e Promozione del Coni), Raouf Mazou (rappresentante dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati in Kenya) e Lilian Thuram (ex calciatore francese campione del mondo impegnato sui temi dell’antirazzismo).
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Una leggenda della musica country statunitense, che ci ha lasciato il 6 aprile del 2016, nel giorno del suo settantanovesimo compleanno. Tante le detenzioni e le fughe da minorenne. Una sola carcerazione da maggiorenne, quella in cui incontro Johnny Cash che era andato a suonare dentro il carcere di San Quentin. Era il primo gennaio del 1958. Anni dopo i due si incontrarono. “Mi è piaciuto moltissimo il tuo concerto a San Quentin”, disse Hag. E Johnny Cash: “strano, non ricordo che ci fossi anche tu in cartellone”. E l’altro: “no, infatti. Io ero nel pubblico”.
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Il 6 di settembre 2013 nella Contea del Gloucestershire alcuni attivisti vennero arrestati in piena notte mentre vagavano per le campagne suonando dei corni. Lo scopo era quello di far scappare i tassi della zona così da evitargli la morte. Il governo aveva infatti previsto lo sterminio di circa 5.000 di quelle bestiole per arginare il diffondersi della tubercolosi fra il bestiame. Il chitarrista dei Queen, Brian May, aveva lanciato una petizione per chiedere di cambiare programma. La petizione aveva raccolto moltissime firme. Brian May aveva annunciato la propria visita in quella zona del Gloucestershire il giorno precedente, spingendo così gli attivisti ad andare incontro al loro arresto, che per fortuna durò solo poche ore. Con oggi in questa puntata di Jailhouse Rock è stata Cecilia D’Elia, autrice insieme a Giorgia Serughetti del libro “Libere tutte” (Minimum Fax).
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La sera del 12 luglio 2014 nella casa che aveva affittato a Riccione assieme a sua moglie e ai suoi figli arrivarono i carabinieri perché Gianluca Grignani era in preda al panico. Al loro arrivo non si calmò. Pare anzi che tentò di scappare. Volò qualche spinta. Volò qualche calcio. Il 16 settembre 2014 il giudice del tribunale di Rimini ratifica la pena patteggiata: un anno di reclusione, con pena sospesa, più 10.000 euro versati ai due carabinieri colpiti e 1.000 euro per risarcire l’Arma. Pochi giorni prima, il 9 di settembre, era uscito un suo disco. Il titolo era A volte esagero. E come dargli torto?
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Porta lo stesso nome del grande detective a cartone animato, ma non è lui. Nick Carter, una delle voci dei Backstreet Boys, è stato arrestato il 5 marzo del 2005 in California per guida in stato di ebrezza. Il 13 gennaio del 2016 lo ritroviamo nuovamente nei guai, questa volta nello Stato della Florida, per aver tirato un cazzotto addirittura al buttafuori di un locale. Il barista si era rifiutato di servire a lui e al suo amico l’ennesimo drink, lui si era alterato ed era stato invitato a uscire. Un cazzotto costato 1.500 dollari di cauzione. Ma l’altro Nick Carter ci ha accompagnati per tutta la puntata dedicata ai Backstreet Boys. Con noi a Jailhouse Rock è stato Guido De Maria, creatore di Nick Carter insieme al grande Bonvi nonché creatore della trasmissione Supergulp!, in onda negli anni ’70 su Rai 2.
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Nel gennaio del 1900 veniva al mondo un criminale di altri tempi. Era soprannominato Three Fingers a causa di un incidente avuto da ragazzino nel quale aveva perso due dita della mano destra. Per vergogna o discrezione, teneva nascoste le tre dita rimaste indossando in pubblico un guanto bianco. Un gangster di prim’ordine, affiliato alla banda di Al Capone. Il suo vero nome era Jack White. Anche il nostro Jack White ha avuto qualche problema con la giustizia, ma certo non può competere con Three Fingers. Il 13 dicembre 2003 il nostro Jack White ebbe una colluttazione con Jason Stollsteimer, frontman dei Von Bondies. Evitò il carcere, ma venne condannato a pagare una multa di 500 dollari cui si aggiunsero le spese processuali. Oltre alla multa, fu stato condannato a un’altra pena dal sapore tipicamente americano: l’obbligo di seguire un corso per imparare a gestire la propria collera. Con noi oggi a Jailhouse Rock è stato Yuri Guaiana, dell’associazione radicale Certi Diritti, appena arrestato e rilasciato in Russia dove si era recato a consegnare firme per porre fine alla persecuzione dei gay in Cecenia.
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